“Non è facile permanere nella frontiera: mancano i riferimenti stabili, le certezze consolidate e le affermazioni unanimi. Nella frontiera la domanda prevale sulla risposta, la fragilità sulla forza, l’ipotesi sulla formula. Eppure l’innovazione proviene da lì, si nutre della sostanza di cui sono fatte le difficoltà di chi frequenta i territori della mescolanza, dove i vocabolari si contaminano, le identità paiono incerte e i risultati imprevedibili” dice Leonardo Previ in un libro che mi sta molto a cuore Trading Fours.
Rileggere queste parole in questo periodo storico, le fa risuonare ancor di più e ci fa riflettere.
Mai come oggi viviamo nella frontiera.
Un non luogo che ai più può sembrare pericolosamente instabile e difficilmente interpretabile.
Un posto complesso da vivere, imprevedibile.
Esattamente come questo momento. Forse è proprio l’imprevedibilità l’ingrediente da cui scaturisce l’innovazione. L’imprevedibile, l’imprevisto, tutto ciò che non è certo ci sottopone ad una maggior probabilità di cadere in errore – è vero; ma anche di creare, sperimentare, provare e riprovare per creare l’ingranaggio perfetto nelle difficoltà.
La soluzione a cui prima non avresti pensato.
L’idea che non avresti immaginato.
Il potenziale che non avresti concretizzato in realtà.
Gestire l’imprevisto ha delle regole ben precise: essere umili ed onesti ed avere una mente aperta e pronta a sintonizzarsi sulla dinamicità del cambiamento. Per fare tutto ciò, non bisogna temere l’errore: chi non prova, non sbaglia. Ma chi prova avrà la possibilità di apprendere dai propri errori e trovare la strategia giusta per riuscire.
Non lasciamoci intimidire dal nostro giudizio giudicante e da quello degli altri, continuiamo piuttosto a dare il meglio di noi; essere intraprendenti e non smettere mai di credere che l’unico agire possibile per permanere nella frontiera è diventare il riferimento stabile per noi stessi e per gli altri.
Forti nel credere nell’innovazione. E portare avanti le nostre idee.